Numero 2 Ottobre 10, 1998



homeeditorialeservizinewslinksposta

Shareef Abdur-Rahim, in arabo, vuol dire "Nobile servitore del Pi∙ Misericordioso". Al contrario di Mahmoud Abdul-Rauf, che ha cambiato nome da Chris Jackson una volta abbracciata la fede musulmana. Shareef si Φ sempre chiamato cos∞: il motivo risiede nella militanza islamica del padre. William, che Φ una sorta di muezzin, colui che guida le preghiere dei fedeli, nella moschea di Masjid Al-Muminum (la Moschea dei Credenti) ad Atlanta. Shareef ha seguito le inclinazioni paterne giα dall' etα di sei anni, quando chiese di osservare il Ramadan, il mese (a cavallo tra gennaio e febbraio) nel quale tutti i mussulmani devono astenersi dal mangiare, bere, fare sessi, litigare e parlare ad alta voce nelle ore in cui c'Φ luce. Sin da quel momento il ragazzo Φ rimasto attaccato agli insegnamenti, modificando le proprie abitudini di gioco e di vita per adattarle ai diversi tempi di quel mese sacro, e curiosamente gli Φ capitato spesso di ottenere prestazioni eccellenti, sul parquet, in coincidenza del digiuno. Nel suo primo anno da professionista Shareef ha fatto coincidere il periodo di digiuno diurno con un amumento dei punti segati e del rendimento, il che ha se non altro creato qualche ironica (ed irrispettosa) osservazione sui benefici di tale pratica. Lui stesso osserva, strizzando l'occhio, "del resto qui a Vancouver il buio viene prima!", mostrando di sapersi prendere in giro. Il bello Φ che anche al liceo, la Wheeler High School di Marietta, in Georgia, Abdur-Rahim aveva fatto un salto di qualitα a metα inverno, finendo poi con il condurre i suoi compagni di squadra per ben due volte alle finali statali della categoria AAAA (con un titolo vinto) ed essere eletto Mister Basketball. Questa miscela di abilitα cestistica e di fedeltα alle proprie idee religiose, che lo porta a pregare cinque volte al giorno volgendosi verso la Mecca (individuata grazie ad una bussola), ha intrigato subito gli addetti ai lavori di Vancouver, che hanno apprezzato la personalit≥ di Shareef in un mondo dove non si contano i bruti. Eppure anche lui aveva suscitato qualche dubbio negli ultimi mesi della sue breve militanza universitaria: prima aveva comunicato alla NBA l'intenzione di passare professionista, poi ci aveva ripensato nel corso di una conferenza stampa dai toni molto emotivi, poi aveva nuovamente cambiato idea inserendosi nel draft. Il motivo di questa altalena stava negli sviluppi di una situazione precaria per la University of California: la NCAA stava stringendo un cerchio attorno all'universitα e specialmente al coach Todd Bozeman, sopettato di reclutamenti irregolari. Ad un certo punto sembrava che le cose si mettessero meglio ed allora il ragazzo aveva fatto marcia indietro, poi ha deciso nuovamente di entrare nel draft quando Φ venuto a sapere invece che la rovina era vicina. Bozeman Φ infatti stato poi squalificato per avere dato 30000 dollari alla famiglia di Jelani Gardner, il playmaker poi trasferitosi in un'altro college (Pepperdine), e la squadra di basket di Cal Φ stata esclusa preventivamente sal Torneo NCAA per la stagione in corso e costretta a "restituire", cioΦ cancellare dall'albo d'oro, le 28 vittorie conquistate nei campionati 1994-95 e 1995-96. A Cal, Shareef era andato cedendo alle insistenze di Bozeman, ma senza pagamenti nascosti, es era inoltre stata determinante la presenza, a Berkley e dintorni, di una forte comunitα islamica che l'avrebbe aiutato. In california con lui si erano comunque trasferiti anche i genitori, papα William e mamma Amina, oltre algi altri quattori fratelli e tre sorelle (?!), tutti tra i 22 anni e i 9 mesi di etα. Soto la tutela della famiglia, Shareef si era adattato bene alla vita sulla West Coast, e sul parquet aveva dimostrato il suo valore segnado 33 punti nella prima partita (contro Northen Arizona) terminando la stagione da freshman con 21.1 punti e 8.4 rimbalzi, quanto bastava per vincere il premio di Rookie dall'anno della Pacific Ten.

Pro - Ben diverso era stato l'inizio della sua carriera professionistica. Subito messo titolare, sull'onda della selezione come terzo assoluto del draft 1996, era subito stato messo in quintetto come ala piccola accanto a Eric Mobleye Bryant Reeves, ma dopo dodici gare (bilancio 1-11) in cui aveva sparacchiato senza ritegno, con percentuali orride (38.8%), gioco apparentemente fuori controllo, difesa e rimbalzi inesistenti, coach Brian Winters l'aveva messo in panchina per nove partite consecutivem sistemando come ali Blue Edwards e Roy Rogers.

Lo sceriffo di Vancouver